venerdì 10 maggio 2013

Lambrusco o prosecco, purché schietto.



 Il Foglio ci ha chiesto di partecipare al "Concorso di idee per farcela". Il pezzo è uscito sul giornale con un titolo redazionale (Cesaratto: ricordare a Berlino che si educa col bastone, ma anche con la carota) che non ci piace molto. Sicchè qui sotto conservo il mio.
Lambrusco o prosecco, purché schietto.
Sergio Cesaratto
Della domanda posta da Il Foglio, se vi è un minimo comun denominatore di idee e sentire fra centro-destra e centro-sinistra per cui un governo Letta possa condurre il paese fuori dal vicolo cieco, mi sento un po’ responsabile avendo scritto su queste colonne “non importa se il gatto sia bianco o nero purché…”, purché, appunto, si abbiano delle idee nuove. L’impressione è però che, al di là del mantra sulle “riforme di cui il paese ha bisogno”, non si sappia bene che pesci pigliare. Il vicolo cieco in cui ci si è cacciati è quello europeo, ma non solo.
Il Paese si è modernizzato in maniera disordinata col boom economico, ma le sue classi dirigenti non hanno risposto in maniera lungimirante alle successive istanze di maggiore giustizia sociale, oscillando fra allargamento dei cordoni della spesa pubblica senza adeguamento della pressione fiscale e trame oscure. Col divorzio fra banca centrale e Tesoro e l’adesione ai cambi fissi del sistema monetario europeo prima, e con l’adesione alla moneta unica poi – quest’ultima condotta da una sinistra ormai convertita al neoliberismo – si è cercata una disciplina esterna. L’errore fatale di quello che intendeva insegnare al figlio a nuotare legandogli una pietra al collo. Si badi che Enrico Letta rivendica la discendenza da questa cultura che, da ultimo, vede nell’austerità la sferza per rendere il paese “finalmente competitivo”. Che questo sia un disegno fallimentare è evidente. Sarà banale dirlo, ma come i figlioli, i popoli si educano con bastone e carota, con giustizia e disciplina. In fondo qui si vede poco sia dell’una che dell’altra. Il livello politico-culturale del dibattito è deprimente. Capisco che in questa sede ci si chieda di guardare oltre, ma l’intestardirsi del PdL sull’IMU, una tassa fondamentalmente giusta, la dice lunga. Così come le sciocchezze che il premier ci propina sulla disoccupazione giovanile come se quella fosse la sola che conta. Pensa peraltro di risolverla con un po’ di sgravi fiscali per i quali non ha neppure i quattrini. La ripresa dell’occupazione, di giovani e no, dipende fondamentalmente dal rilancio a livello europeo della domanda aggregata, che porterebbe anche a una ripresa della produttività. Guardare oltre significa dunque individuare e condividere alcuni assi di pensiero che vadano al di là del chiacchiericcio inconcludente. Occupazione e crescita sono, in prima istanza (read my lips), un problema europeo e di domanda aggregata. I tedeschi non ne vogliono sapere. Loro il problema di domanda aggregata se lo sono risolto col mercantilismo: ma se tutti in Europa e nell’economia globale fondiamo la crescita sulle esportazioni, da ultimo vendiamo a Marte? Allora serve un nuovo modello economico per l’Europa in cui la giustizia distributiva (salari e stato sociale) sorregga la domanda aggregata. Come si vede la giustizia sociale diventa non solo un diritto in sé, ma anche una componente di una crescita stabile. E’ pronto il PdL a crederci? Permettetemi di dubitarne, essendo l’idea di giustizia del Cavaliere quella di sfilarsi e donare il Rolex davanti al bisogno, o al massimo quella compassionevole della Chiesa. Ma seppure a sinistra si abbia qualche concezione più complessa, ancora gira l’idea che abbiamo “troppo stato sociale” (falso) che col suo paternalismo disincentiva competitività e crescita (sciocchezze). Battersi per un’Europa di giustizia sociale e domanda aggregata, dunque. E all’interno? Due parole d’ordine: legalità e competenza. Legalità a ogni livello: parcheggio in doppia fila; evasione fiscale; corruzione e mafie. Un messaggio fermo che, credo, gli italiani apprezzerebbero e che la destra dovrebbe per prima fare suo dismettendo l’idea che libertà sia fare i propri comodi. Infine, questo paese più che di mille riforme ha bisogno che competenza e voglia di fare vengano premiate. E poiché i partiti svolgono un ruolo essenziale nella selezione delle classi dirigenti – con ricadute sulle modalità di selezione nel pubblico e nel privato - PD e PdL, ciascuno a modo suo, hanno miglia da percorrere per smettere di essere consorterie che mortificano quei valori. Forse Gaber avrebbe classificato il lambrusco a sinistra e il prosecco a destra. Mi fa piacere che abbiate scelto il lambrusco, ma sono pronto a brindare anche a prosecco, purché schietto.
(Il Foglio 10 maggio 2013, p. 3).

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