venerdì 28 marzo 2014

La critica dell'economia politica, ieri, oggi e domani

 Pubblichiamo un nostro intervento (in italiano, solo l'abstract è in inglese) sulla rivista di filosofia Kainos che ringraziamo per l'invito.
Informativa: martedì 1 Aprile l'associazione studentesca LINK ha organizzato un dibattito sulle tematiche europee nell'aula Franco Romani di Economia a Siena alle ore 16. Invitati Massimo D'Antoni, Eladio Febrero (noto economista post-keynesiano spagnolo) e il sottoscritto.

La critica dell’economia politica, ieri e oggi

Abstract
The paper examines the Sraffian contribution to critical political economy. Piero Sraffa (1898-1983), an opponent of the fascist regime, left Italy in 1927. In Cambridge he belonged to Keynes's inner circle and became a close acquaintance of Wittgenstein. He regularly visited Antonio Gramsci in jail. In 1961 the Swedish Academy of Science awarded him the gold medal for Economics, an honor he shared with Keynes and Myrdal only. His contribution was twofold. He recovered the Classical economists' surplus approach "submerged and forgotten" after the marginalist revolution of the late XIXth century. In addition he challenged the dominant marginalist (neoclassical) theory in one core aspect, capital theory. Sraffa's criticism was analytical and not ideological and, therefore, quite dangerous for the received view. Leading mainstream economists, mainly from the MIT, reacted to the criticism in the so-called "controversy between the two Cambridge" during the 1960s. The leader of the neoclassical camp, the Nobel laureate Paul Samuelson, had to admit defeat. Nonetheless mainstream economics survived intact and the controversy is today largely ignored. However, the result of the controversy gave self-confidence to the opponents of mainstream theory and heterodox schools flourished in the 1970s until the early 1980s also in connection with social movements. Today heterodox theory is relatively emarginated in the academy while mainstream economics has surprisingly been untouched by the financial crisis. The light of critical economic theory is, however, still kept alive by numerous economists around the world.


1. A mo’ di premessa: la parabola dell’economia critica
Nel lontano 1973 due valorosi economisti sraffiani aprivano un (allora) influente articolo su marxismo ed economia con la seguente ottimistica affermazione: «[c]rediamo non si possa mettere in dubbio che la teoria economica, che ha dominato praticamente incontrastata per quasi un secolo, attraversa oggi una crisi profonda»1. Purtroppo questa veniva sostenuto proprio nel mentre nelle università degli Stati Uniti si consolidava la contro-rivoluzione monetarista che avrebbe rapidamente spazzato via quella keynesiana dei primi due decenni del secondo dopoguerra, preparando culturalmente l’avvento alla fine del decennio di Reagan e Thatcher. Naturalmente il clima in Italia era ancora ben diverso. Attraverso la fondazione della Facoltà di economia di Modena e l’esperienza delle 150 ore, la critica dell’economia politica, profondamente influenzata dall’opera di Sraffa, si fondeva, per esempio, con le esperienze operaie e sindacali più avanzate2. Di lì a pochissimo le cose sarebbero evolute in direzioni ben diverse anche in Italia.

domenica 23 marzo 2014

Cesaratto and the MMT (in Italian and English)

Pubblico due video. Il primo è un dibattito fra Warren Mosler e me tenuto a Siena lo scorso 14 marzo. Il successivo è un video-intervista a Randall Wray (con sottotioli in italiano), parte di una serie di 6 video. Queso riprende le mie critiche all'MMT circa il vincolo estero (gli intervistatori esplicitamente richiamavano le mie critiche). Segue un mio commento in italiano e in inglese (lo riprendo da Face book e quindi è nello stile frettoloso di FB). A giorni sarà registrata una mia intervista di risposta a Wray.
Two videos: a debate held in Siena 14 March between Warren Mosler and me (he speaks in English I speak in Italian): then an interview to Wray (with Italian subtitles). Below you will find some quick reactions to him (in Italian and English) on Randy's interpretation of the Eurozone crisis. A video-reply will be recorded soon.

sabato 8 marzo 2014

Fassina: un passo avanti e due indietro



Pubblico una breve e sgrammaticata cronaca dell'incontro alla Camera dei deputati, il sonoro è qui. Segue una traccia del mio intervento (letto solo in parte). Infine una postilla su ciò che penso.
Cronaca dell’evento

Il mio intervento ha un audio pessimo, colpa mia che ho parlato con troppa veemenza e vicino al microfono. Non è molto importante. Un commento più serio riguarda gli interventi finali. Mentre D'Antoni è stato più problematico Guerrieri è stato di nuovo totalmente arroccato nella difesa non solo dell'Europa (passi) ma dell'euro. Fino a che mi si dice che una rottura sarebbe complicata e rischiosa sono d'accordo, ma una difesa sperticata dell'euro con argomenti triti (cosa farebbero 17 piccoli paesi con la Cina lupo cattivo... come se non si potesse ricostituire una forma di unità europea senza euro con cambi fissi ma aggiustabili ecc.) Fassina che ci aveva promesso il piano B ha anche parlato di una rottura dell'euro come sconfitta storica, che se si rompe si sfascia tutto, il baricentro del mondo si è spostato, insomma il trito e ritrito.

giovedì 6 marzo 2014

Europa, ya basta!

Articolo su il manifesto. Il passo finale "La sinistra deve stare attenta a non fornire alibi al prolungamento dell’agonia coltivando l’illusione di soluzioni che non sono in vista" è un successo in un  numero del giornale in cui si danno messaggi ben diversi.


La Commissione "squilibrata"
Sergio Cesaratto
Con un accanimento degno di miglior causa la Commissione europea ha ieri collocato l’Italia fra cattivi della classe, anzi fra i pessimi, alla luce dei parametri della “Procedura per gli squilibri macroeconomici.” Quest’ultima è parte del “semestre europeo”, un bizantino insieme di regole di sorveglianza su bilanci e dati macroeconomici con tanto di sanzioni per chi non vi ponga rimedio. Secondo la Commissione 14 Stati membri presentano squilibri, ma questi sono considerati “eccessivi” solo per tre fra cui il nostro (gli altri due sono Croazia e Slovenia). Nella lista dei cattivi compaiono anche Germania e Francia.

mercoledì 5 marzo 2014

Perché l'Italia cresce meno (degli altri)?



Un articolo con Turci su il manifesto
Primi in rigore, ultimi in crescita
Sergio Cesaratto e Lanfranco Turci
Alcuni giorni fa il Financial Times illustrava una memoria in cui Germania e Finlandia imputavano alla Commissione europea di aver concesso margini di flessibilità di bilancio a Francia e Spagna, allarmate che ora li possa domandare anche l’Italia. Il lettore smaliziato si domanderà a questo punto: ma non sarà che la migliore performance economica dei cugini latini rispetto al nostro paese abbia a che fare con il loro comportamento più disinvolto a fronte del nostro rispetto alla lettera dei vincoli europei? E’ così.