sabato 23 dicembre 2017

Su socialismo e organizzazione del lavoro



Su invito di Meri Lucii, che ha scritto qualche riga di introduzione, pubblichiamo questo breve scritto della cara Federica Roà, che ci ha lasciato da qualche anno, sui problemi del socialismo e l’organizzazione del lavoro, una riflessione che è rimasta purtroppo solo abbozzata, ma è nondimeno una traccia di lavoro. 
(Sul tema del socialismo si vedano anche i seguenti post: uno e due)



Questo scritto di Federica Roà* "Sulla organizzazione del lavoro nelle economie Socialiste e Capitaliste", presentato nel 2010 al Convegno “Sraffa's Production of Commodities by Means of Commodities 1960-2010", è centrato su una questione che possiamo così sintetizzare: in una economia organizzata in modo non capitalista, in cui è quindi assente la minaccia della disoccupazione, come è possibile indurre le persone a svolgere lavori faticosi, ripetitivi, noiosi, che comportano condizioni spiacevoli? Lavori che costituiscono tutt'ora una buona parte delle attività lavorative delle economie industrialmente avanzate.

Pensiamo che lo scritto possa essere di interesse soprattutto per chi, formatosi negli ultimi decenni, ha avuto l'esistente come unico orizzonte. E magari stimolare lo studio e la ricerca in campi poco esplorati. Ad esempio cercare di dare concretezza, attraverso una indagine in una o più imprese che usano tecnologie avanzate, all'idea ricorrente per la quale saranno le macchine, quando usate per fini diversi dal profitto, a liberare l'essere umano da lavori degradanti.

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*Federica Roà è stata consulente dell'ISMO, una società di Milano che si occupa di Organizzazione. In quello che sarebbe stato l'ultimo periodo della sua vita, si era si era interessata ai problemi del lavoro nell'Unione Sovietica nell'ambito di una collaborazione con il Professor Pierangelo Garegnani dell'Università degli Studi Roma Tre.

giovedì 14 dicembre 2017

Garegnani, Ackley and the years of high theory at Svimez

Una introduzione, spero accessibile, a Garegnani (in inglese però). Buona lettura.

Garegnani, Ackley and the years of high theory at Svimez
Sergio Cesaratto
Centro Sraffa WP 26 (December 2017)

In the late 1950s, Svimez was an influential research centre on Italian economic and regional policies. It was advised and visited by top international development experts and by leading Italian economists. Pierangelo Garegnani, fresh from his seminal Ph.D. thesis on capital theory at Cambridge, wrote a report for Svimez, published in 1962, on the relevance of Keynes’ theory for economies at an intermediate stage of development, like Italy. Interestingly, in 1963 Gardner Ackley published a similar report for Svimez. The theoretical parts of Garegnani’s report were published in English in 1978-79 and 2015. In a final applied section, which has not yet been published, Garegnani estimates that a fuller utilisation of productive capacity would have allowed for the creation of 550 thousand additional jobs without problems relating to the balance of payments. In this section, Garegnani also raises several interesting theoretical issues. Ackley’s report is an econometric explanation of the Italian ‘economic miracle’ based on a demand-led growth supermultiplier model – a theoretical approach re-discovered by Bortis and Serrano, and recently taken up by Marc Lavoie and others. A comparison between these two genuine Keynesian approaches looks very promising.

domenica 26 novembre 2017

Altruismo, incentivi e informazione: due o tre cose che so sull’esperienza socialista

Pubblichiamo con qualche trepidazione alcune pagine sul socialismo, partecipando a modo nostro all'anniversario e soprattutto al dibattito sul futuro della sinistra.




Altruismo, incentivi e informazione: due o tre cose che so sull’esperienza socialista
Sergio Cesaratto
<What does the economist economize? "'Tis love, 'tis love," said the Duchess, "that makes the world go round." "Somebody said," whispered Alice, "that it's done by everybody minding their own business." "Ah well," replied the Duchess, "it means much the same thing." ... if we economists mind our own business, and do that business well, we can, I believe, contribute mightily to the economizing, that is to the full but thrifty utilization, of that scarce resource Love – which we know, just as well as anybody else, to be the most precious thing in the world> (D.H.Robertson 1954, p. 154, citazione di Alice da Lewis Carroll)*

Sommerso dalla didattica e dal chiudere un po’ di lavori, non ho potuto seguire con grande attenzione quanto pubblicato in queste settimane in occasione del centenario della rivoluzione sovietica. Del resto quel poco che ho letto (in italiano o in inglese) non mi è stato di grande ispirazione. Manca una chiave. Questa chiave io non ce l’ho. So due o tre cose che, come al solito, ho imparato dai maestri. Un solo lavoro che ho letto recentemente (Foley 2017) mi è stato di qualche stimolo. Ma anch’esso è per gran parte una intelligente rivisitazione del più importate dibattito economico sul socialismo, quello che a partire dal famoso articolo del 1908 del noto marginalista italiano Enrico Barone (1859-1924) discusse la possibilità di una economia socialista, quanto questa si potesse effettivamente discostare da quella capitalistica e l’efficienza relativa dei due sistemi. Di questo dibattito sapemmo da studentelli di economia – quando eravamo ancora allattati con la Vodka – dal benemerito napoleoncino (Napoleoni 1971). Qualcos’altro ho imparato dai maestri circa gli effetti perversi che la piena occupazione ha determinato sulla disciplina e la produttività, sia di qua che di là della cortina di ferro. Poi non molto altro, ma non ho letto tanto sull’argomento, per cui è con un po’ di presuntuosità che scrivo. Del resto è un argomento mostruosamente vasto e il meglio è nemico del bene.

venerdì 10 novembre 2017

La macroeconomia dopo la moneta endogena (Wonkish)



Appena pubblicato sui Working papers di Siena
Bofinger and Ries versus Borio and Disyatat: macroeconomics after endogenous money. A brief note.
Sergio Cesaratto

Abstract
A paper by Peter Bofinger and Mathias Ries (2017a/b) strays from the recent rethinking in monetary analysis to criticise Summers’ “saving glut” explanation of the prevalence of low real interest rates. A similar critical perspective is held by Borio and Disyatat (e.g. 2011a/b, 2015), who are criticised, however, by Bofinger and Reis for their Wicksellian background. In this note, we compare and assess these two different views. Both Bofinger and Reis (B&R) and Borio and Disyatat (B&D) reject traditional “loanable fund theory” in favour of an endogenous money view of credit, but while B&R regard conventional marginalist (real) theory as inconsistent with the endogenous money view, B&D, following Wicksell,  regard it as consistent. We sympathize with B&R’s criticism of conventional theory, especially their Keynesian view of the interest rate as a purely monetary phenomenon. Interestingly, B&R refer to the problems of marginalist capital theory as undermining the natural interest rate concept.
Risultati immagini per monetary theoryRisultati immagini per knut wicksell

martedì 24 ottobre 2017

Intervista ai giovani comunisti


Intervista a Sergio Cesaratto, Professore ordinario di Economia internazionale, di Politica monetaria e fiscale nell’Unione Monetaria Europea, a cura della redazione di ComINFO, su manovra, europa e crisi internazionale.
In queste settimane è in elaborazione e discussione la manovra finanziaria 2017, una manovra che si preannuncia in continuità con le politiche di liberiste volte alla tutela delle imprese attraverso le decontribuzioni e la riduzione della tassazione sui profitti. Qual è il suo punto di vista?
Non ho francamente molto da dire sulla Legge Finanziaria che se non propone tagli massicci per non mortificare una ripresa già anemica, neppure si proietta a incentivarla. Il sostegno all’occupazione a tempo indeterminato aiuta sì questo tipo di contratti, come si è visto nel 2015-16, ma cosa accadrà poi al termine della decontribuzione? Si pongono poi discrimini per età che sono francamente ingiusti: come se avere 36 anni fosse meglio di averne 35, e 35 meglio di 29.
Van bene i sostegni a favore dell’innovazione – la sinistra non deve opporsi al progresso tecnologico – ma che si monitori l’uso del fondi. A fronte del mantenimento del ridicolo bonus ai diciottenni o al sostegno ai vivai calcistici si lesina nelle assunzioni nella ricerca ( e si perpetua una ingiustizia verso i professori universitari). La conferma del prolungamento dell’età lavorativa a età avanzate (67 anni lo sono) è una vera tortura per chi aveva l’aspettativa di un po’ di anni di riposo in salute. Mai dimenticare che l’alto peso del sistema pensionistico sul Pil in Italia dipende dalla debole base occupazionale, non tanto (o non solo) dall’invecchiamento. E ci sono milioni di giovani italiani a spasso. E certo che non fanno figli!
Il contesto europeo è ahinoi un po’ questo, e gli spazi di politica fiscale limitati. Nel futuro potrebbe andar peggio se il nuovo governo tedesco riuscisse a fare la voce grossa a Bruxelles sul rigore fiscale. O forse non la farà perché ci getterebbero nel baratro. Continueranno a farci campare alla giornata. E non sappiamo come sarà la nuova BCE a guida tedesca. Certo i tassi saliranno, e con essi il costo del debito pubblico.

sabato 14 ottobre 2017

Recensione su il manifesto

Una versione più breve su il manifesto della recensione già pubblicata su MicroMega on line.

«Ricchi per caso», il capitalismo e le istituzioni inefficienti


Sergio Cesaratto
L’Italia si avvia alle elezioni senza che la politica indichi una direzione per il Paese. Il volume “Ricchi per caso” (il mulino, 2017, 319 pp. 19€) indaga le ragioni profonde del drammatico passaggio storico, fra benessere e declino, che l’Italia sta attraversando. Il lavoro è curato da Paolo Di Martino (Università di Birmingham) e Michelangelo Vasta (Università di Siena), primi inter pares in un gruppo di storici economici (che include G. Cappelli, A. Colli, E. Felice, A. Nuvolari e A. Rinaldi). Al centro vi sono le istituzioni socio-politiche che costituiscono la sua costituzione reale – ostacolo ai nobili intenti della Costituzione formale. Gli autori si rifanno a un filone della letteratura economica che identifica nell’appropriatezza di regole e istituzioni, formali e informali, l’anima dello sviluppo in un continuum fra società politica e società civile spesso dimenticato da coloro che si scagliano contro la casta.

venerdì 6 ottobre 2017

Ricostruire la sinistra



Ripubblico dal mio blog su Micromega (il manifesto non l'ha pubblicato) 
La sinistra non abdichi alle proprie responsabilità
Sergio Cesaratto
Risultati immagini per sinistraL’intervista ad Anna Falcone di alcuni giorni fa su il manifesto (29/9/17) suscita alcune perplessità relative a una concezione della politica che sta prendendo piede anche a sinistra. Per cominciare rende perplessi il metodo scelto per arrivare a un programma: oltre cento assemblee ciascuna su “uno o più temi” che produce un “report con le soluzioni ai problemi scelti” fra i quali “la tutela del lavoro, la riconversione energetica, l’intervento dello stato nell’economia, la pace, l’immigrazione, la lotta al terrorismo”. A quel punto “gli utenti registrati sceglieranno, quelle che avranno maggiore consenso entreranno nel programma”. In sintesi assemblee magari di poche ore dovrebbero produrre “soluzioni” a problemi epocali successivamente selezionate on line da una platea più ampia. Un ironico compagno l’ha definita su FB più una ricerca di mercato consona alla Casaleggio & associati che un percorso politico.

sabato 30 settembre 2017

I destini economici del Paese


Pubblichiamo una mia recensione a un volume di noti storici economici sui destini economici del nostro Paese pubblicata da MicroMega
(grazie a Giancarlo Bergamini per la sua usuale acuta revisione del testo)



Ricchi per caso? Un’agenda terapeutica per l’Italia
Sergio Cesaratto
Copertina Ricchi per casoL’Italia si avvia alle elezioni politiche senza che alcuna formazione politica avanzi un progetto per il Paese, un’idea di dove esso debba dirigersi. Si va dalla continuità del “io speriamo che me la cavo” del PD al governo al vuoto programmatico del M5S, passando per l’incubo del ritorno berlusconiano. La sinistra vaga fra il cosmopolitismo e le trivelle. Lo scarso spessore politico e culturale dei gruppi dirigenti delle varie compagini è palese. Per esplicitare l’ordine di problemi che una politica all’altezza dovrebbe affrontare, torna assai utile la lettura del volume “Ricchi per caso” curato da Paolo Di Martino e Michelangelo Vasta (il mulino, 2017, 319 pp. 19€), due affermati storici economici. Il volume intraprende una sorta di percorso psicoanalitico delle ragioni profonde del drammatico passaggio storico, fra benessere e declino, che l’Italia sta da anni attraversando. Al centro dell’analisi vi sono infatti le istituzioni socio-politiche che costituiscono l’ossatura del Paese, la sua costituzione reale – spesso vero ostacolo alla realizzazione dei nobili intenti della Costituzione formale. In questo gli autori - sette nel complesso[1] - si rifanno a un importate filone della letteratura economica che vede nella qualità e appropriatezza storica delle istituzioni l’anima dello sviluppo economico.  

mercoledì 13 settembre 2017

Lezione alla scuola di politica

Faccio di tutto per farmi cacciare, ma non mi mollano!

Scuola di politica di Sinistra italiana - 3° giornata
Testaccio (RM), 13 settembre 2017
Tra Marx e Keynes
Presiede Giovanni Paglia
Lezione di Sergio Cesaratto

Prima parte: https://www.facebook.com/comitatoscientificoSI/videos/492661654434051/?hc_ref=ARRbZDCCG-dLWUNsrAwPKs4zt1N-pPYYpDuMo20X7TeBynDRUECz0Tcvc7Bn6UJtEIE
Seconda parte: https://www.facebook.com/comitatoscientificoSI/videos/492676667765883/?hc_ref=ARR7RvhvjUT8QQyLlFFLxIp1n3xJw9xnI6TQZzMlpplhJeBvbr8_E2LSC0NzL2O0Cu4

domenica 10 settembre 2017

Intellettuali e sinistra - Un intervento

Pubblichiamo il mio intervento all'incontro di cui ai due post precedenti. La registrazione è qui* (gli interventi sono distinti per nome, h/t a Radio radicale). Tutte le relazioni sono state interessanti, di grande livello, e convergenti; discussant e soprattutto dibattito piuttosto deludenti (tranne Domenico Moro e sebbene con una prospettiva ben diversa Onofrio Romano); i due politici (a parte Fassina) molto deludenti (a parte la loro presenza fuggitiva). Ciò che mi colpisce è che fra il popolo della sinistra del 2% e i politici che esprime da un lato, e l'intellighenzia di sinistra dall'altro vi sia ora uno iato, come testimonia per esempio questa intervista a Streeck. Anna Falcone ha fatto affermazioni del tipo: «Il capitalismo globale non si può contrastare se non con un'operazione di grande democratizzazione globale» e poi «Tutto il mondo deve essere aiutato a vivere laddove le popolazioni decidono liberamente di vivere». Pippo Civati che dopo la costituente italiana (della sinistra) faremo la costituente europea. Dove si va con questo cosmopolitismo? Alcuni interventi (Francescato, Romano) hanno sollevato il problema ambientale, che è certamente un'emergenza più che seria. Tuttavia, affermazioni del tipo "torniamo a una economia di sussistenza" o "blocchiamo gli investimenti" mi sembra non aiutino una chiarificazione. Così come dare contro lo Stato nazionale in nome di un globalismo astratto. Certamente il problema ambientale è globale, ma è al riguardo necessaria un'analisi geopolitica sugli interessi che si muovono in campo ambientale e su come muoversi. Lo Stato nazionale democratico è strumento di azione per costruire la cooperazione azione e internazionale sulla base del consenso del proprio popolo. La denuncia non basta, serve più analisi, anche da parte degli economisti naturalmente.
*https://www.radioradicale.it/scheda/519174/unione-europea-lavoro-democrazia-contributi-per-il-programma-dellalternativa


Sergio Cesaratto, La sinistra fra vincoli economici autoimposti e vincoli veri
Il mio carissimo amico Lanfranco Turci dopo aver letto una bozza di questa nota (di cui esclusivamente porto la responsabilità, naturalmente), fra i tanti consigli mi ha esortato a premettere che essa è improntata al pessimismo, sul paese e sulla sinistra: i margini di manovra economica (dunque politica) sono rebus sic stantibus limitati se non inesistenti, le idee poche, le classi dirigenti inadeguate. Tuttavia è solo dalla presa d’atto realistica dello stato di cose presenti che può provenire una reazione. E, comunque, dire le cose come stanno aiuta a smascherare l’affabulazione politica, il girarsi attorno senza contenuti, la politica fatta solo di accordi elettorali che, purtroppo, appare dominare, figlia e madre del vuoto che ci circonda.

giovedì 7 settembre 2017

Chiariamoci su Ue, lavoro e democrazia

 Pubblichiamo presentazione iniziativa di sabato 9 uscita su il manifesto a firma Cesaratto, Fassina, Paggi, Prospero e Stirati. Il testo è un evidente compromesso. Sabato anticipo il mio intervento.

Un confronto sabato 9 settembre a Roma
"Non v’è dubbio che la sinistra, ovunque, non solo in Italia, viva l’esaurimento di un lungo ciclo storico.

Il drammatico arretramento delle esperienze nate dal movimento operaio non può essere disgiunto dalla fine del socialismo reale e il conseguente dilagare del «capitalismo scatenato» (Andrew Glyn). Dopo l’89, la sinistra è rimasta orfana di un progetto di regolazione progressiva del capitalismo. Dai noi, la marginalità della sinistra, culturale prima che politica e elettorale, è più evidente poiché siamo in un Paese smarrito, dove nessuno schieramento politico riesce a proporre una guida credibile. Di conseguenza, il disagio di gran parte della popolazione si esprime con una disaffezione alla politica e l’affidamento a formazioni dalle dubbie credenziali democratiche e di governo.

Questo disagio va compreso, raccolto e guidato in direzioni progressive.

giovedì 3 agosto 2017

La lezione di Keynes e i paesi arretrati

Perchè la lezione di Keynes è valida anche per i paesi arretrati e non solo per quelli più sviluppati (come vuole la lezione convenzionale). La lezione di Garegnani del 1962 in un convegno della Svimez col Centro Sraffa di cui sono ora disponibili gli atti.


Centro Sraffa is pleased to announce the publication of the proceedings of the meeting jointly organized by Centro Sraffa and SVIMEZ on the theme 'Il ruolo della domanda nello sviluppo: il Mezzogiorno italiano, i Sud del mondo e la crisi dell'Europa'.
 
The meeting was held at Unversità Roma Tre on Friday 14th October 2016, on the occasion of the publication in the Review of Political Economy (2015) of parts of Pierangelo Garegnani's essay 'Il problema della domanda effettiva nello sviluppo economico italiano' (SVIMEZ, 1962). 
 
The proceedings have been published in Italian in Quaderno SVIMEZ n. 54, which you can find on the Centro Sraffa website
In occasione della recente pubblicazione, in lingua inglese (Review of Political Economy, Vol. 27, n. 2, 2015), di parti dello studio di Pierangelo Garegnani dal titolo "Il problema della domanda effettiva nello sviluppo economico italiano (1962), originariamente commissionato dalla SVIMEZ a Garegnani, la SVIMEZ, in collaborazione con il Centro di Ricerche e Documentazione ‘Piero Sraffa’, ha organizzato, il 14 ottobre 2016, l’incontro sul tema "Il ruolo della domanda nello sviluppo: il Mezzogiorno italiano, i Sud del mondo e la crisi dell’Europa."
L’intento è stato quello di realizzare una “rivisitazione” di quel contributo, e tramite esso di sviluppare un suo approfondimento ed un confronto di tesi che sottendono al confronto tra politiche dell’austerità ed economia dello sviluppo.
L’incontro di studio, tenutosi presso la Scuola di Economia e Studi Aziendali dell’Università Roma Tre, è stato aperto dall’Introduzione di Sergio Cesaratto (Università degli Studi di Siena). Hanno fatto seguito gli Interventi di Adriano Giannola (Presidente della SVIMEZ), Carmelo Petraglia (Università della Basilicata), Franklin Serrano (Università Federale di Rio de Janeiro), Antonella Palumbo (Università degli Studi Roma Tre).
A seguire si è tenuto un dibattito, al quale sono intervenuti Fabio Petri (Università degli Studi di Siena) Adriano Giannola, Sergio Cesaratto, Massimo Pivetti (Sapienza Università di Roma), Roberto Ciccone (Università degli Studi Roma Tre), Franklin Serrano, Antonella Palumbo. 
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martedì 1 agosto 2017

Una sconfitta storica (aspettando il Polanyi moment)



 Breve articolo in una bella pagina dedicata al lavoro sull'antico quotidiano La libertà di Piacenza. h/t a Elisa Malacalza.
Diseguaglianza e perdita di tutele a livelli impensabili
Viviamo dal principio degli anni ’80 dello scorso secolo un periodo di sconfitta storica del lavoro, dopo decenni di lotte e avanzamenti culminati nei “trent’anni gloriosi” del dopoguerra, caratterizzati dal pieno impiego e da elevati salari diretti e indiretti (via stato sociale). La diseguaglianza e la perdita di tutele ha raggiunto ora livelli impensabili solo pochi anni fa. Questo trend fa apparire i decenni gloriosi un incidente storico, dovuto a contingenze che hanno temporaneamente spostato i rapporti di forza a favore delle lotte del lavoro, piuttosto che una smentita delle cupe previsioni di Marx circa la capacità del libero mercato di apportare permanentemente benessere diffuso e crescente. Quelle contingenze hanno certamente avuto a che fare con la sfida del socialismo reale nel proporre un’alternativa al capitalismo reduce dalla grande crisi degli anni trenta, dalle dittature fasciste (sconfitte per l’apporto determinante dell’URSS), dai conflitti mondiali. La piena occupazione arrecò tuttavia, a fine anni ’60, grande indisciplina sociale. Successivamente, inoltre, la sfida socialista cominciò a declinare nell’immaginario delle classi lavoratrici occidentali, sia per le sue evidenti difficoltà culminate poi in una crisi mortale, che per l’assuefazione a cospicui consumi opulenti. Il capitalismo ne approfittò per ritirare progressivamente quanto aveva concesso nei decenni precedenti. Gli strumenti della reazione, volti a minare ogni capacità di risposta delle classi lavoratrici, sono stati svariati: elevati tassi di disoccupazione dagli anni ’80, trasferimento di intere branche produttive nei paesi in via di sviluppo, flussi migratori.

domenica 30 luglio 2017

Le chiacchiere della sinistra. Una intervista a La città futura.

 Riproduciamo intervista su La città futura. Grazie Alba, ti cacceranno dal Partito!

L'Economia e l'Europa secondo Sergio Cesaratto

Intervista all’economista Sergio Cesaratto sui macrotemi dell’economia europea e su come e perché uscire dalla morsa del capitalismo europeo.

L'Economia e l'Europa secondo Sergio Cesaratto Credits: foto di Sergio Cesaratto (Madrid-stazione Antocia)

Un’altra Europa non è possibile in quanto le entità politiche e monetarie sovranazionali hanno un’insopprimibile impronta liberista e sono funzionali a smantellare gli spazi nazionali in cui si esprime il conflitto sociale che, se regolato, è il sale della democrazia” (S.Cesaratto).
Per capire la crisi più lunga che l’Europa sta attraversando, le cause del crollo delle economie nazionali e il perché dovremmo pensare, sapendo che non sarà un percorso facile, a liberarci dalla gabbia dell’Europa e dell’euro, proviamo ad andare a lezione di economia. L’intervista che segue a Sergio Cesaratto professore ordinario di Economia internazionale, Politica monetaria europea e Post-Keynesian Economics presso l’Università di Siena, autore del saggio “Sei lezioni di economia”, offre un panoramica sui macrotemi dell’economia e sulle dinamiche originarie che hanno portato il mondo del lavoro e l’economia europea in un loop da cui è necessario uscire al più presto.

giovedì 15 giugno 2017

La più capitale delle controversie: a primer

Pubblichiamo una introduzione di Saverio Fratini al dibattito sulla teoria marginalista del capitale pubblicata sulla gloriosa rivista Critica Marxista, che ringraziamo unitamente all'autore. Il tema è molto difficile (anche per me!), ma Fratini ci aiuta a farcene un'idea. Per i più giovani, l'invito è a cimentarsi con questa tematica, a mio avviso la ragione (analitica) più forte per non dirsi marginalisti. Fratini è docente a Roma 3.
 
Fratini, S.M. 2016. ‘La teoria del capitale a cinquant’anni dal dibattito tra le due Cambridge’. Critica Marxista, 4-5, pp. 64-71.

La teoria del capitale a cinquant’anni dal dibattito tra le due Cambridge.
di
Saverio M. Fratini

Ricorre quest’anno il cinquantesimo anniversario del simposio “Paradoxes in Capital Theory”, pubblicato nel 1966 sul Quarterly Journal of Economics, nel quale furono presentati i risultati di una controversia scientifica che era in realtà iniziata alcuni anni prima, con la pubblicazione, nel 1960, del libro di Sraffa Produzione di Merci a Mezzo di Merci.

lunedì 12 giugno 2017

THE EU CRISIS AND EUROPE’S DIVIDED MEMORIES

Pubblichiamo d'accordo con la rivista "Ricerche Storiche" l'estratto di un'importante intervista a tre noti intellettuali, G. Eley, L. Paggi e W. Streeck. Ringrazio il prof. Spagnolo e Leonardo Paggi  per l'onore. Speriamo a breve in una traduzione in italiano.

THE EU CRISIS AND EUROPE’S DIVIDED MEMORIES



Excerpts from an interview by C. Spagnolo (Univ. Bari) with Geoff ELEY, Univ. of Michigan (G.E.), Leonardo PAGGI, Univ. of Modena (L.P.), and Wolfgang STREECK, Max-Planck-Institut für Gesellschaftsforschung, Köln (W.S.), to be published in “Le memorie divise dell’Europa dal 1945”, monographic issue of the Journal "Ricerche Storiche", n. 2/2017.



domenica 4 giugno 2017

Le solide radici ricardiane dell'alternativa al marginalismo.


Risultati immagini per David RicardoUn bell'articolo di Manfredi De Leo sul bicentenario dei Principi di Ricardo. Questa è la versione finale, una versione preliminare è uscita su  il manifesto, 03.06.2017 (il quale ha naturalmente ignorato la versione finale). Il titolo sotto è di De Leo.


1817-2017 Arsenale Ricardo
Manfredi De Leo

Nella gelida Europa della Restaurazione, mentre l’ancien régime prova a soffocare la marea populista – così la chiamerebbero oggi – scatenata dalla Rivoluzione Francese, viene alle stampe nel cuore di Londra un’opera a suo modo sconvolgente, i Principi di Economia Politica di David Ricardo. Era il 19 aprile 1817. “Il sistema di Ricardo è un sistema di discordie che tende a generare ostilità tra le classi sociali e tra le nazioni” tuonerà nel 1848 l’economista americano Carey, che denuncia Ricardo come il padre del comunismo ed il suo libro come “un vero e proprio manuale del demagogo, che punta al potere attraverso ruralismo, guerre e saccheggi”.

martedì 23 maggio 2017

Dalla moneta parallela al fango sugli economisti

Mentre da noi il dibattito sulla moneta parallela è continuato raggiungendo anche le alte sfere della politica (si fa per dire), ci siamo lasciati sfuggire quanto dichiarò Dimitris Papadimitriou - già presidente del Levy Institute e sostenitore della proposta - all'atto del suo insediamento a Ministro dell'economia del governo Tsipras (una carica peraltro piuttosto inutile). 
Qui sotto la dichiarazione che rilasciò il 7/11/2016 (fonte attendibilissima: ekathimerini). Traduco solo le sue affermazioni più rilevanti:

<The new Economy Minister Dimitris Papadimitriou officially assumed his role on Monday in a handover ceremony with his predecessor Giorgos Stathakis, pledging to focus on attracting much-needed foreign investments.Papadimitriou, an economist who has lived for many years in the USA, indicated that statements he made during his academic career regarding the possibility of a parallel currency for Greece were "a mistake." "Until last week I was an academic. Academics can say many things.
However, when they are called upon to implement a program, they see that some things they have said may have been wrong."

"There is no parallel currency for Greece and nor will they be one, at least for this government," he added.
The administration's goal, he said, was to attract investments, always in the context of euro membership and with respect for European institutions. 
Greece's "comparative advantage" is that it offers stability as a Eurozone member state, he said.
"We are rolling our sleeves up from today and we will try to reduce the ailments that are obstructing growth," Papadimitrious said. >
["Fino alla scorsa settimana ero un accademico. Gli accademici possono dire molte cose. Tuttavia, quando sono chiamati a attuare un programma, essi vedono che alcune cose che essi hanno detto posso essere state sbagliate. Non c'è moneta parallela per la Grecia e né ce ne sarà una, almeno con questo governo"


Naturalmente si potrebbe infierire sulle altre affermazioni: obiettivo del governo è di attrarre investimenti esteri; la Grecia si sta rialzando; rispetto per euro e istituzioni europee. Non meritano ovviamente molta considerazione. Ci appare invece significativo che questo signore rinneghi una proposta sbandierata fino al giorno prima come risolutiva dei problemi. Questo sembra confermare l'obiezione politica di fondo sollevata da molti alla proposta della moneta parallela: all'atto pratico è per lo meno ingenuo voler far fessa l'Europa con un escamotage. Di questo si è reso evidentemente conto Papadimitriou. Meglio tardi che mai. Ci appare tuttavia gravissimo che l'abbia fatto gettando discredito sulla professione degli economisti presentandoli come inutili personaggi che vivono fuori dal mondo e avanzano proposte irrealistiche. Poteva limitarsi a dire che la proposta era giusta, ma che non v'è attualmente spazio politico (già una bella ammissione dei suoi limiti, comunque). Crediamo che con queste affermazioni l'unico a essere caduto nel discredito è il sig. Papadimitriou.
(ringrazio il collega Stavros Mavroudeas dell'Università di Macedonia per la segnalazione, restando ogni responsabilità dl post completamente mia)

giovedì 11 maggio 2017

Crisi di bilancia dei pagamenti o mancato intervento della BCE? Ancora sulla natura della crisi europea.

 Ultimo capitolo del dibattito sulla natura della crisi europea.

The nature of the eurocrisis. A reply to Febrero, Uxò and Bermejo


Sergio Cesaratto
DEPS, USiena
Abstract
Febrero et al. (2017) criticise the balance of payments (BOP) view of the EMU crisis. I have no major objections to most of the single aspects of the crisis pointed out by these authors, except that they appear to underlie specific sides of the EMU crisis, while missing a unifying and realistic explanation. Specific semi-automatic mechanisms differentiate a BOP crisis in a currency union from a traditional one. Unfortunately, these mechanisms give Febrero et al. the illusion that a BOP crisis in a currency union is impossible. My conclusion is that an interpretation of the Eurozone troubles as a balance of payments (BOP) crisis provides a more consistent framework. The debate has some relevance for the policy prescriptions to solve the eurocrisis. Given the costs that all sides would incur if the currency union were to break up, austerity policies are still seen by European politicians as a tolerable price to pay to keep foreign imbalances at bay - with the sweetener of some ECB support, for as long as Berlin allows the ECB to provide it.
Keywords
European economic and monetary union, ECB, balance of payment crisis, Target2, Euro
Jel Codes
E11, E12, E42, E58, F32, F33, F34, F36, N24